Ad Augusto, esempio alchemico di cuore e saggezza.
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Qui non si è né vecchi né giovani, non esistono scadenze, interferenze o decisioni prese in fretta.
Qui si aggiusta il tempo, lo si dilata o restringe secondo le necessità. Si regalano minuti, allargano ore troppo strette, prese in fretta ai grandi magazzini. Si accorciano giorni troppo lunghi, contano date importanti ed etichettano attimi eterni.
Questo è il laboratorio del tempo. Vi farò dare una sbirciatina per narrarvi come vivo gli ingranaggi di una passione.
Tic, tac, tic … tac.
Daytona, pulsanti a vite, automatico, quadrante bianco, meccanismo apparentemente guasto … dovrò aprirti!
Appassionarsi agli orologi così tanto da dedicargli quasi tutto il tempo libero può sembrare isolarsi dal mondo ed in effetti un po’ si finisce per isolarsi.
Ma cos’è la passione? E’ una forza che sconfigge la stanchezza e dilata il tempo. Un po’ come essere innamorati. E perché un sentimento verso un oggetto dovrebbe essere meno nobile?! Rende nobili l’essere capaci di provare trasporto per un piccolo oggetto che nelle sue attuali fattezze, non in quelle originali di costruzione, ci racconta vite di persone, famiglie, ricordi. Provare rispetto per la storia, la conoscenza che racchiude dietro il vetro.
Gli orologi si regalano, si indossano, parlano per noi, ci svegliano, scandiscono il tempo, ci ricordano scadenze, anniversari. Conoscono nascondigli, vivono per lunghi periodi in cassetti, dimenticati. Ritornano attuali e piacevoli, possono avere un valore economico o affettivo, possono rivelare un carattere sportivo oppure un gusto classico. Sono un inno al tempo e per questo mi appassionano perché, quando ‘rubano’ il mio, riescono a restituirmelo intatto con ricordi passati o incontri inaspettati.
Vivono nel mio laboratorio, in un silenzio tipico … da laboratorio appunto. Per curarli serve concentrazione, accuratezza e nessuna fretta. Lì non ci sono i rumori del traffico cittadino, né urla, niente di ciò che non serve ad un uomo quando si concentra su se stesso. Quello è il mio angolo.
Ognuno di noi dovrebbe avere un angolo solo suo. Non un angolo da pubblicizzare ma di cui andare fieri, da tenere un pochino riservato, per dargli l’importanza che merita con lo stesso rispetto che destiniamo a idee e sogni.
Il mio laboratorio è costruito attorno alla sua funzione e, ovviamente, alle funzioni degli oggetti che contiene. Ogni cosa ha un suo posto ed è raggiungibile secondo un criterio ben preciso. Anche l’ordine è su misura per le cose che contiene, non su misura per come intendiamo comunemente l’ordine. Non è un ordine di ‘facciata’ bensì un ordine che richiama la calma e la precisione. Del resto la coreografia è importante quanto lo spettacolo.
E così, come un bravo attore, indosso qui l’abito bianco da orologiaio e sento i rintocchi nel sangue, assumendone magicamente il ritmo.
La calma e la precisione con la quale si eseguono ed eseguono di nuovo alcune operazioni fino a raggiungere la perfezione è qualcosa che mi fa apprezzare la vita nei suoi momenti, nei dettagli, quanto nella visione d’insieme, in egual misura. Quanta fatica per arrivare ad apprezzare questa pace. Mattine passate nei laboratori in prestito ad aguzzare la vista per eseguire le operazioni secondo la sequenza e la precisione che mi veniva insegnata ed io a frenare l’impazienza per fare tesoro di ogni parola. Oliare un ingranaggio richiede tempo e fermezza. Si cerca di non sbagliare, altrimenti si ripete l’operazione finché le gocce non si guardano tutte dalla stessa distanza.
Anche la vita si impara con il contagocce. Un giorno capisci una piccola cosa, un altro ancora una e così via. Sorrido quando vedo la testardaggine di chi non sa cosa ricorderà o meno di quello che sta vivendo. Le cose importanti sono piccole gocce da posizionare correttamente perché tutto alla fine funzioni. La precisione ed il ritmo adesso sono il motivo di questa passione perché il traguardo non è arrivare al risultato ma tutto il percorso. Dall’ingresso nel laboratorio al ticchettio finale. Il percorso ha il mio ritmo e loro tornano alla luce nella passione, con il tempo che ci vuole.
Del resto, come si può mettere fretta al tempo!
All’inizio ero impaziente di imparare, di sapere. Volevo farmi una mia opinione, sapere tutto e scegliere una strada fra le tante. C’è un momento in cui si passa dalla certezza che arriveremo a saperne molto, allo spalancarsi su un mondo di informazioni tecniche che richiede un necessario restringersi del campo. In quel momento la passione ci guida verso qualcosa ed eccomi qua, ormeggiato sull’isola degli orologi da polso, senza dimenticare il primo amore. Le passioni da una diventano molte, si moltiplicano, incontrano e separano, alla fine diventano una cosa sola con sfumature impercettibili. Un po’ come noi.
La curiosità è uno dei motori della passione. E’ allegra, briosa e mi strappa da ogni tecnicismo. Ha la velocità dell’intuizione. Arriva fulminea e riesce a trascinarmi per mercatini, mi immerge fra le bancarelle a cercare qualcosa senza dirmi che cosa. Qualcosa che sia molto difficile da riportare alla vita o parti da riutilizzare. Un pezzo unico e stranamente ignorato. Un pezzo raro. Ed è lei che stuzzica la memoria perché riesca a ricordare tutti i pezzi, uno per uno, insieme a tutta la loro storia, prima e dopo l’ingresso nel laboratorio. Curvo sul banco di lavoro con la luce e la lente che mi accompagnano inizio ad aprire questo automatico.
Gli orologi sono dei chiacchieroni, ti raccontano di tutto, da come vengono scelti, portati, mostrati curati, riposti, alle abitudini e i gusti dei loro padroni. Si capiscono un sacco di cose delle persone osservando attentamente gli orologi che portano. La parte esterna, i cinturini, eventuali abrasioni, ci parlano.
Una persona rischia di trattare se stessa come tratta il suo orologio. Chi con disattenzione, precisione oppure superficialità, chi con amore. C’è chi maltratta gli orologi perché non li capisce. Chi è frettoloso abbastanza da essere poco attento alle cose importanti con una grande voglia di apparire o paura di essere ignorato. C’è chi passa la vita ad osservare troppo se stesso per lasciare qualcosa agli altri. Alcuni orologi vengono acquistati insieme da lui e lei, spesso per una ricorrenza importante.
Certe persone passano la vita insieme, scandendo gli anni con le stesse lancette. Nello scintillio delle cromature, fra il fascino delle linee, nella perfezione dei meccanismi, questa passione unisce passato e presente, lega l’oggi alla storia.
Aprire un orologio che racchiude in sé esperienza, tecnologia, innovazione, bellezza, sportività è come aprire i cancelli di storia, idee e limiti contemporaneamente.
Quando mi guardo indietro vedo una strada che sparisce all’orizzonte. Amo la vita, l’ho vissuta in tutti i suoi momenti, l’ho strapazzata, mai fermo e non tornerei indietro. I miei ricordi sono preziosi, li conservo intatti tutti quelli che posso e li regalo lasciandoli scivolare dalle labbra, intrappolandoli in qualche discorso perché passino da me a qualcun altro, perché raccontino storie nella e dalla mente di altre persone, perché non vadano perduti. Li lascio andare, così, senza conservarne la paternità, lascio che si perdano e raccontino, insegnino, generino dubbi, cambi di direzione o anche solo la voglia di provare. I ricordi si trasformano, si adattano alla nuova persona, al suo stile. Come me quando riparo un orologio, prima di richiuderlo, lascio dentro, come per sbadataggine, la mia passione, il tempo passato qui con il camice bianco, l’orgoglio, la curiosità, i momenti di stanchezza, di ostinazione, di ricerca. Ci si osserva lavorare e si affrontano la proprie capacità, i propri limiti. Si sfidano pazienza, entusiasmo, lo stare al gioco, il mettersi in discussione, il cercare senza trovare. Si fa rivivere qualcosa che altrimenti sarebbe stato dimenticato, sotto la polvere, come una cianfrusaglia qualunque.
I miei orologi scandiscono il mio tempo, lo dilatano, stirano, abbracciano o insabbiano a loro piacimento. Rivelano vite e comportamenti. Mi raccontano storie. Il tempo intanto scorre con loro, veloce o lento e mi permette di pensare in questo posto dove passato e presente sono la stessa cosa.
Qui sul banco di lavoro, dal mio sgabello, posso fermare i ricordi in fotogrammi e riviverli o dimenticarli. Rimpastare il passato e giocarci sorridendo.
Sto lì concentrato, piegato su un quadrante e lo osservo nello scintillio che proietta così come osservavo l’acqua, con la stessa attenzione di quando sentivo il rumore forte e gli schizzi che annunciavano la discesa, lo stacco, dove si formava una cascata. I rintocchi mi ricordano la paura che provavo ed il cuore in gola, e sorrido perché i ricordi sono come un vecchio amico, accompagnano tutta la vita, stanno dietro l’angolo, consolano e fanno compagnia. Bisogna curarla la nostra vita perché non ci siano ricordi angosciosi, perché si trasformino con noi in qualcosa che può avere i rintocchi di un vecchio orologio a pendolo. Là dove l’acqua si intrappolava nella rottura del muretto acquistava più forza e quel salto artificiale scendeva uniforme mentre in basso impazziva in un vortice capace di trascinare, strappare via. Tutta la nostra grandezza, l’intelligenza, lo spirito non servono a niente. La natura ci fa credere, come una madre tenera, di essere invincibili ma arriva un momento in cui un uomo sa chi è e a che cosa appartiene. Preso da un vortice una parte di me mi ha spinto a dare il massimo e il mio massimo è stato uscire da un vortice quasi impossibile. Ho colto l’attimo che mi ha riportato a riva. Non mi sento più forte di prima, percepisco la consapevolezza di una sintonia con la natura che mi ha spinto a trovare il momento esatto. Ancora una volta il tempo.
Questi insegnamenti non lasciano paura o dolore ma un segno indelebile. Si percepisce in una ruga d’espressione un po’ più accentuata o nella profondità dello sguardo, lì si annida la consapevolezza che si acquista e ci invade.
I miei orologi scandiscono il mio tempo, il mio non quello degli altri, ognuno vive il tempo in modo diverso, lo usa e sfrutta in modo diverso ed io sono geloso dei miei orologi perché lo sono del mio vissuto. Una passione è così non si spiega. E’ il motivo per il quale travolto da un’onda ti salvi per miracolo e sei subito pronto a riprovare il salto. E’ il motivo per cui ad un certo punto la paura non fa più parte di te, il rispetto profondo ed una consapevolezza prendono il suo posto.
La vita ci può non far raggiungere un successo visibile ma non frena l’essere profondamente noi perché qualsiasi cosa accada vita e natura non turbano mai gli equilibri dell’essere.
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